Il 17 maggio si celebra la giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia. La data è significativa: coincide con la rimozione dell’omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie da parte dell’OMS. La sensibilizzazione sul tema è fortemente sostenuta da ONU e Unione Europea ma si scontra con la mancanza di una normativa adeguata in diversi Paesi, fra cui l’Italia. A livello nazionale, infatti, pur registrandosi gravi episodi di violenza a danno della comunità lgbtq+, non esiste una legge che tuteli da atti discriminatori perpetuati per ragioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. In tal senso, l’ordinamento giuridico italiano presenta contraddizioni fra l’enunciato dei principi costituzionali e la legislazione ordinaria: quest’ultima è frammentaria e insufficiente ad assicurare l’alveo minimo delle garanzie che dovrebbero essere riconosciute in maniera incontrovertibile in un sistema democratico odierno.
In un tale vuoto normativo, il disegno di legge Zan, modificato più volte e approvato alla Camera col titolo “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, si è arenato al Senato.
L’arresto del disegno di legge al Parlamento ha matrice politica e culturale in tutto il Paese.
È dovere della società civile e degli operatori del diritto supportare la campagna di informazione portata avanti da innumerevoli organizzazioni che operano sul territorio, in modo da contribuire a svegliare le coscienze di tutti e dare al Paese una legge giusta.
Dott.ssa Antonella Chisena