C. A. era un marittimo di Molfetta con mansioni di mozzo, giovanotto, giovanotto di coperta, marò e nostromo su navi della Marina Mercantile nazionale, deceduto il 6 marzo 2013 a causa di un carcinoma polmonare con metastasi multiple. La Corte d’Appello di Bari, a seguito di gravame proposto dall’INAIL, ha condannato l’Istituto ad erogare in favore della vedova superstite la rendita per morte del congiunto per malattia professionale, sebbene in giudizio l’Ente erogatore avesse sempre sostenuto che il carcinoma polmonare sofferto dall’assicurato non fosse di origine professionale, ma causato dal fumo di sigaretta. Grazie alla difesa approntata dallo Studio, è stato dimostrato che il marittimo, pur se impiegato in coperta, fosse stato esposto al rischio amianto poiché presente nei freni dei verricelli, nei freni delle gru utilizzate per carico e scarico di materiale e nel materiale utilizzato per le esercitazioni antincendio e che l’abitudine tabagica poteva aver assunto, nel determinismo della neoplasia, un ruolo concausale ma non esclusivo.
Non esiste alcun modo per restituire la vita alle persone ingiustamente lese e la serenità alle famiglie che devono affrontare tante sofferenze, ma attraverso la giusta assistenza legale è possibile ottenere giustizia.